L'ospite

Suona il citofono.

«Sì, chi è?»
«Ciao!»
«Ehmmm ciao… chi sei?»
«Sono la frase ispirata che cercavi da un po’.»
«Scusa?»
«Sì, quell’immagine che ti serviva per dare un senso compiuto a giorni e giorni di sensazioni sconnese: la pasta di sale che lega le tue schegge di prosa, quelle con cui adornavi il silenzio obbligato tra una fermata di metro e l’altra.»
«Ah, tu… Ma ti pare questa l’ora di arrivare??»
«Beh, forse eri tu a non avermi cercato…»
«Perché, sentiamo, credi davvero di essere così risolutiva?»
«Mmmmh non proprio… però almeno ti preparo per chi verrà dopo di me, noh?»
«E chi dovrebbe venire dopo di te?»
«Forse una frase migliore… Pensa: potrebbe essere la frase capace di catturare l’illogica allegria di certe mattine, il moto delle foglie, o il suono di una rivelazione.»
«Ma se passassi il tempo ad aspettare che una frase migliore bussi alla mia porta, le mie giornate scorrerebbero mute di fronte a un citofono…»

Sento una risatina trattenuta.
Apro.